L’EUROPA – LO SPRECO ALIMENTARE – LA POVERTÀ
Ogni anno in Europa una crescente quantità di cibo commestibile si perde lungo gli anelli della catena agroalimentare fino al consumatore, trasformandosi in rifiuto.
Uno studio pubblicato dalla Commissione Europea stima la produzione annuale di rifiuti alimentari nei 27 Stati membri a circa 89 milioni di tonnellate, ossia 179 kg pro capite, dato variabile a seconda dei paesi e dei settori. Questo dato stride fortemente con il dato relativo alla povertà.
All’interno dell’Unione Europea si contano circa 79 milioni di persone che vivono ancora al di sotto della soglia di povertà. Nel mondo sono 925 milioni le persone a rischio di denutrizione.
La riduzione dello spreco alimentare rappresenta un’importante tappa preliminare della lotta contro la fame nel mondo e consentirebbe un più efficiente utilizzo dei terreni, una migliore gestione delle risorse idriche nonché ricadute benefiche su tutto il comparto agricolo a livello mondiale.
LA FAO – GLI SPRECHI – L’AMBIENTE
Lo spreco alimentare ha effetti negativi non solo a livello economico e sociale ma anche a livello sanitario e ambientale, dal momento che le enormi quantità di cibo non consumato contribuiscono fortemente al riscaldamento globale e che i rifiuti alimentari producono metano e gas a effetto serra.
Il rapporto, pubblicato dalla FAO nel settembre 2013, Food Wastage Footprint: Impacts on Natural Resources è il primo studio che analizza l’impatto delle perdite alimentari dal punto di vista ambientale denunciando le conseguenze che esse hanno per il clima, per le risorse idriche, per l’utilizzo del territorio e per la biodiversità. Secondo lo studio FAO, il 54 per cento degli sprechi alimentari si verificano “a monte”, in fase di produzione, raccolto e immagazzinaggio. Il 46 per cento avviene invece “a valle”, nelle fasi di trasformazione, distribuzione e consumo.
INTERVENTI – SOLUZIONI – SOLIDARIETÁ
La riduzione degli sprechi è la priorità.
La FAO allega allo studio sugli sprechi alimentari il Toolkit: Reducing the Food Wastage Footprint: un manuale che insegna come ridurre gli sprechi di cibo in ogni fase della catena alimentare. Si evince dalle pagine del manuale che è fondamentale limitare le perdite produttive delle aziende agricole dovute a cattive pratiche.
Bilanciare meglio la produzione con la domanda consentirebbe di non utilizzare le risorse naturali per la produzione di cibo non necessario.
La solidarietà forse è una delle soluzioni più logiche per gestire le eccedenze alimentari ricercando mercati secondari o donando il cibo eccedente ai membri più vulnerabili della società.
Se il cibo non è idoneo al consumo umano, l’alternativa al rifiuto è quella di destinare il cibo non utilizzato all’alimentazione del bestiame.
Laddove neanche questa soluzione fosse possibile si dovrebbe pensare a riciclare e recuperare l’eccedenza di cibo attraverso il riciclaggio dei sottoprodotti o l’elaborazione dei composti per la creazione di concimi per l’agricoltura.
IL PROGETTO ZERO WASTE – L’UMBRIA – LA RETE
Il progetto Zero Waste, ideato dal Cesvol di Perugia e promosso in collaborazione con la Regione Umbria, il Comune di Perugia e la Zona Sociale n°1 di Città di Castello, vuole diffondere una cultura del consumo sostenibile e consapevole, attraverso la realizzazione di un sistema/servizio umbro che si fonda sul recupero delle eccedenze alimentari e dei beni invenduti a favore delle categorie sociali in difficoltà.
La Caritas di Città di Castello (Perugia), il Banco Alimentare Umbria e l’Associazione il Samaritano di Perugia sono i primi partner operativi di un progetto ambizioso. Si intende dar vita ad una rete di solidarietà dinamica e stabile tra mondo profit e non profit, dove il bene invenduto acquista un valore socio-assistenziale e il suo recupero ha ricadute positive a livello ambientale, economico, sociale e sanitario.